ELEZIONI POLITICHE 2022

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07 Set ELEZIONI POLITICHE 2022

DEMONI O GUANCIALE?
Manca un mese alle elezioni e l’esito sembra già scritto.
È possibile un risultato diverso?
Molto complicato, ma, come ho scritto qualche giorno fa, tanti errori sono stati compiuti e continuano a compiersi da parte dei leader, soprattutto dei partiti che avevano il dovere di presentare un’alternativa valida.
Le strategie comunicative si sarebbero dovute focalizzare soprattutto nel disegnare uno scenario alternativo che riuscisse a dare risposte concrete ai bisogni delle persone nel breve periodo.
Ovvero, lavorare su un programma e uno storytelling semplice, per punti, proposto in modo efficace e comprensibile negli effetti per le persone.
E invece ci si è focalizzati a demonizzare l’avversario.
Questo è l’errore più grave.
Un elettore può esporre preoccupazione, anche in modo aspro, su scenari contrari ai propri.
Un elettore ragiona “di pancia”.
Un leader politico no. Non può permetterselo.
Anzitutto perché dimostra di non avere altri argomenti.
Non puoi giocare solo di rimessa.
Non hai nulla da difendere.
Poi perché chi un minimo familiarizza col marketing politico sa che in questi casi è scontato che scattino meccanismi mentali come i “bias di conferma”.
In parole semplici: difficilmente si può fare ricorso alla capacità critica degli elettori di un partito, perché è molto più semplice cercare conferme nelle proprie convinzioni, piuttosto che ascoltare chi cerca di fartele mettere in discussione.
Quindi puntare al “far ragionare” l’elettore è una strategia fallimentare e, soprattutto, da dilettanti.
Nel caso si può riuscire a polarizzare.
Ma invocare il voto utile non risolve nulla.
A proposito di polarizzazione: i manifesti bicolore? Nuovo tentativo “pop” che rischia di disorientare l’elettore.
Le operazioni simpatia, vedi il dilemma in salsa alla carbonara, non sempre vengono capite.
E, sinceramente, non è neppure il momento giusto.
Quando il personaggio ha uno stile, cambiarlo continuamente è molto rischioso perché chi ti segue può non “riconoscerti” e quindi non riconoscersi in te.
L’obiettivo sarebbe puntare ad un posizionamento comunicato in modo chiaro, semplice e palese.
Questo è naturalmente più semplice negli schieramenti populisti.
È molto chiara l’idea di Paese che sta dietro la Meloni o l’essere anti-sistema di Conte.
Molto meno chiara negli schieramenti moderati e progressisti.
Questi valori dovrebbero essere comunicati e percepiti come una ricchezza, non come un limite.
Con tutto ciò non sto dicendo che la comunicazione della Meloni, ad esempio, sia ineccepibile.
Anzi.
“Less is more”, (meno è di più) recita un saggio detto.
E con un simile vantaggio avrebbe dovuto dosare con più cura gli interventi.
Fatti come la pubblicazione del video di Piacenza e sparate come quella sulle devianze non sono stati utili alla sua campagna.
Anche se, vedi discorso sui bias, non le faranno perdere neppure un voto.
Allora, è tutto già scritto?
Tra un mese l’ardua sentenza.
Massimo Fadda
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